9 novembre 1928, Newton, Massachusetts, Stati Uniti 4 ottobre 1974, Weston, Massachusetts, Stati Uniti
La fierezza della femmina
Roteo,
roteo sulle labbra,
mi spogliano dell’ombra
e del fantasma del passato
forgiando uno scandire di lingue
che mi assorbe interamente.
E non vi sono stanze, lì,
né un letto.
L’orologio non batte
se non al vibrare delle mie 4000 pulsazioni,
e dove tutto era assenza
tutto è due,
due che si toccano come un coro di farfalle,
e come l’oceano,
che si protende alla terra
e arretra
e si protende
con quell’urgenza che mi galoppa
ovunque sulla pelle,
gridando agli scogli.
Mi sciolgo.
Le parole volano fuori sesto
e io, da tempo nel deserto,
bevo e bevo
e riverisco quel giardino,
il seno, il melone che alberga
e il suo fiore inebriante.
Le nostre mani che si sfiorano l’un l’altra
i capezzoli come piccole stelle marine –
per fare delle labbra avidi anelli di follia
sino a che non diventano bolle,
sono nude come petali le dita
e il mondo pulsa ondeggiando.
Innalzo il ventre a Dio,
che si sappia la verità
su come i fiori fracassano il lungo inverno.
A
Trecastelli sabato la presentazione di un volume dedicato all’universo al
femminile
Sabato 16 marzo 2019, alle ore 17.30, la Biblioteca Comunale della Città di Trecastelli, che si trova presso il Villino Romualdo, ospiterà la presentazione del volume AL FEMMINILE II edizione 2018, a cura dell’Associazione Monte Porzio Cultura. La pubblicazione mette in risalto l’universo al femminile con racconti, poesie, disegni, immagini e pensieri di autrici locali e nazionali. L’incontro sarà inoltre animato da letture e interpretazioni di scritti, cui prenderanno parte anche alcune delle autrici del libro. L’evento sarà un’occasione per indagare e riflettere sulla sfaccettata dimensione della creatività al femminile, in modo molto coinvolgente. La presentazione del volume AL FEMMINILE II edizione 2018 è promossa dal la Città di Trecastelli e dalla Biblioteca Comunale. La partecipazione all’evento è a ingresso libero.Per Informazioni: Ufficio Turistico –Villino Romualdo- Piazza Leopardi, 32 loc. Ripe – Trecastelli (Ancona); Tel. 071. 7957851 – trecastelliufficioturistico@gmail.com – www.trecastelliturismo.it
27 ottobre 1932, Jamaica Plain, Boston, Massachusetts, Stati Uniti 11 febbraio 1963, Primrose Hill, Londra, Regno Unito
Io sono
verticale (1961)
Ma preferirei essere orizzontale. Non sono un albero con radici nel suolo succhiante minerali e amore materno così da poter brillare di foglie a ogni marzo, né sono la beltà di un’aiuola ultradipinta che susciti grida di meraviglia, senza sapere che presto dovrò perdere i miei petali. Confronto a me, un albero è immortale e la cima di un fiore, non alta, ma più clamorosa: dell’uno la lunga vita, dell’altra mi manca l’audacia. Stasera, all’infinitesimo lume delle stelle, alberi e fiori hanno sparso i loro freddi profumi. Ci passo in mezzo ma nessuno di loro ne fa caso. A volte io penso che mentre dormo forse assomiglio a loro nel modo più’ perfetto – con i miei pensieri andati in nebbia. Stare sdraiata è per me più’ naturale. Allora il cielo ed io siamo in aperto colloquio, e sarò utile il giorno che resto sdraiata per sempre: finalmente gli alberi mi toccheranno, i fiori avranno tempo per me.
2 luglio 1923, Kórnik, Polnia 1 febbraio 2012, Cracovia, Polonia
Al mio cuore, di domenica
Ti ringrazio, cuore mio: non ciondoli, ti dai da fare senza lusinghe, senza premio, per innata diligenza.
Hai settanta meriti al minuto. Ogni tua sistole è come spingere una barca in mare aperto per un viaggio intorno al mondo.
Ti ringrazio, cuore mio: volta per volta mi estrai dal tutto, separata anche nel sonno.
Badi che sognando non trapassi in quel volo, el volo per cui non occorrono le ali. Ti ringrazio, cuore mio: mi sono svegliata di nuovo e benché sia domenica, giorno di riposo, sotto le costole continua il solito viavai prefestivo.
Nei mesi estivi il solleone rende i muri così abbaglianti che a fissarli vien sonno: tende gialle e rosse si abbassano sui negozi; il nastro di cielo che s’allunga fra due strisce parallele di tetti è una lamina di metallo rovente. Dolce è non far niente, accucciati sulle pietre roventi, respirando il caldo.
La danza della neve
Sui campi e sulle strade; silenziosa e lieve, volteggiando, la neve cade.
Danza la falda bianca nell’ampio ciel scherzosa poi sul terren si posa stanca.
In mille immote forme sui tetti e sui camini, sui cippi e sui giardini dorme. Tutto d’intorno è pace; chiuso in oblio profondo indifferente il mondo tace.
Il pianto è la benefica rugiada che nell’ombra ogni nuova anima irrora. Gioia amara di quella che s’accora viatrice solinga in buia strada.
Quando sul suo cammin non mai dirada la notte né il timor, s’attarda un’ora la pellegrina e geme, e geme ancora fin che la sua più ardente stilla cada.
Raccoglie allor le sue forze smarrite e prosegue. Dal ciel pendono mute le stelle, come lacrime impietrite.
Sola prosegue, col suo cuore solo. Nè sa se le sue lacrime sperdute daranno un fior d’amore o un fior di duolo.
***
UN’AMAREZZA
Quell’amarezza fu senza parola: ma l’assenzio ed il fiele ed il veleno, tutto ciò ch’è più amaro, dal mio seno saliva gorgogliando alla mia gola.
L’angoscia che nessun bene consola più non mi urgeva. Sol d’amaro pieno era il mio sangue, né veniva meno in me quell’onda lenta eguale sola.
M’ammorbava il palato il suo sapore, n’esalava il disgusto la mia voce, come l’acredin d’un malvagio fiore.
Pure, un mio riso ritrovai ancora: quel riso d’un amaro tanto atroce che stride in bocca e l’anima divora.
***
LA MALINCONIA
Dentro le vene la malinconia s’insinua, ed è un morbo sonnolento cui giova non trovar medicamento, uno stupor di morbida follia.
Il desiderio più tenace svia, smemora del più intenso sentimento, quasi vapori un greve incantamento d’oppio, in cui goda più chi più s’oblìa.
Essa è come un giaciglio, ove un’inerte stanchezza ci abbandoni svigorite, con le trecce disciolte e a braccia aperte.
Ed ha il torpor d’alcune notti estive, in cui ci s’addormenta indolenzite dallo spasimo oscuro d’esser vive.
***
ANIMA ERRANTE
Se il mio signore segue la sua via con cuore assorto o con sereno volto, sol con sè solo crede andar, raccolto nel suo pensier, senz’altra compagnia.
Ed ei non vede alcuno che lo spia, passo passo, alla sua mèta rivolto, alcun che sta del suo cuore in ascolto e gli parla con tenera follia.
Ecco: al suo piede un’ombra or lunga or breve accanto o dietro o innanzi a lui cammina, né mai la stanca quel suo andar sì lieve.
Essa è colei che troppo sola muore, è la notturna anima pellegrina che persegue il suo sogno ed il suo amore.
***
CONTRASTO INTIMO
Dove un dolente amore si nasconde un odio sordo quivi pur s’annida; l’uno inasprisce di sue acerbe strida l’altro smarrito fra mal note sponde.
L’odio superbo spesso si confonde all’amor che s’umilia e che diffida, poi che un’eguale passione guida entrambi, ciechi, per sue vie profonde,
V’è in noi, forse, una martire che gode del suo martirio, ed una prigioniera che si rivolta e le sue corde rode.
L’una vorrebbe baciar quella mano che contr’essa si fa sempre più fiera. L’altra avventarle un morso disumano.
***
BELLEZZA DELLA VITA
Bellezza della vita, io non ti trovo. Pure ti cerco in me, pure ti spio su fronti di sorelle. Ombre d’oblio or tento ed or gelosi veli io smuovo.
Il primo balenar d’un riso nuovo scruto, m’insinuo in qualche spirto pio, indago ogni speranza, ogni desio, ma a scoprirti con vana ansia mi provo.
Tu esisti forse in spiriti virili esperti in trar da ciascun fiore ebrezza, o in chiara gioia d’anime infantili.
Non nel nostro anelar d’anime inermi: inquete fiamme, chiuse da saggezza d’antiche norme fra leggiadri schermi.
***
COMMIATO
Del suo primo esitar non va disciolta pur sul tacersi la tentata lode, chè, Sorelle, con duolo intimo l’ode colei che si godea d’ombra raccolta.
Per senno scarso e per malizia molta chi poco intende, assai sogghigna e gode. Vigilava uno spirito custode muto, il mister di vostra bianca accolta.
Pur, d’ogni velo fatta impaziente, anime acerbe, macerate, rôse, io vi snudai con mani violente. Perdono io trovi. E se la mia parola ghirlanda temeraria vi compose, possa il suo ardire umiliar me sola.
Tra le presenze creative nella pittura marchigiana del secolo scorso spicca la figura di Nori De’ Nobili (Eleonora De’ Nobili 1902-1968) donna e artista.
La vicenda di Nori De’ Nobili si pone come emblematica del più vasto e complesso rapporto con l’arte che le donne hanno vissuto, e quasi sempre subito, nel travolgente clima culturale della prima parte del novecento in Italia.
Borghese di nascita, precocemente attiva nel campo della musica e della pittura, presto esaltata e altrettanto in fretta disillusa sulla possibilità di coniugare ricerca artistica e libertà di vita. Nori De’ Nobili è preda del disagio psichico, del distacco tra la realtà esistenziale e l’irrealtà voluta del proprio linguaggio espressivo.
Da questo contrasto nasce quella frantumazione dell’io che caratterizza il suo io che caratterizza il suo segno pittorico, dolente e incisivo, il suo insistente ricorso all’autoritratto trasfigurato, la sua provocatoria messa in scena del mal di vivere.