
4 ottobre 1974, Weston, Massachusetts, Stati Uniti
La fierezza della femmina
Roteo,
roteo sulle labbra,
mi spogliano dell’ombra
e del fantasma del passato
forgiando uno scandire di lingue
che mi assorbe interamente.
E non vi sono stanze, lì,
né un letto.
L’orologio non batte
se non al vibrare delle mie 4000 pulsazioni,
e dove tutto era assenza
tutto è due,
due che si toccano come un coro di farfalle,
e come l’oceano,
che si protende alla terra
e arretra
e si protende
con quell’urgenza che mi galoppa
ovunque sulla pelle,
gridando agli scogli.
Mi sciolgo.
Le parole volano fuori sesto
e io, da tempo nel deserto,
bevo e bevo
e riverisco quel giardino,
il seno, il melone che alberga
e il suo fiore inebriante.
Le nostre mani che si sfiorano l’un l’altra
i capezzoli come piccole stelle marine –
per fare delle labbra avidi anelli di follia
sino a che non diventano bolle,
sono nude come petali le dita
e il mondo pulsa ondeggiando.
Innalzo il ventre a Dio,
che si sappia la verità
su come i fiori fracassano il lungo inverno.